Per par condicio mi piace raccontare la storia non solo di donne ma anche di uomini che scandiscono tappe importanti nella storia toscana.

Oggi voglio raccontarti di Pietro Carnesecchi, appartenuto a un’antica e nobile famiglia fiorentina.

Fin dall’età di circa dieci anni è accolto alla corte romana del Cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena. Qui studia approfonditamente la cultura umanistica. Grazie a queste conoscenze, il giovane Pietro ha probabilità di fare una brillante carriera all’interno della curia romana. Diventa infatti un politico di spessore e alto prelato del Vaticano.

A questa prima fase educativa segue l’elezione a pontefice di Giulio de’ Medici con il nome di Clemente VII nel 1523.  Pietro diventa un fedelissimo del pontefice Medici che non esita ad affidargli incarichi sempre più prestigiosi fino a diventare suo segretario.

A Roma Pietro frequenta alcuni circoli letterari e intellettuali e nel 1534 entra in contatto con Juan de Valdès. Inizia a seguire le predicazioni di fra’Bernardino Ochino. Tra le altre cose Juan de Valdès era stato segretario segreto di Clemente VII e segretario di Carlo V d’Asburgo.

Qualche anno più tardi Pietro Carnesecchi entra in contatto con i seguaci di Valdès tra cui Giulia Gonzaga conosciuta qualche anno prima a Fondi, Ochino, Caterina Cybo.

I suoi insegnamenti furono molto vicini alle idee di Martin Lutero. La dottrina di Valdesio affermava la giustificazione dell’uomo per fede, senza bisogno di opere. Inoltre privilegiava l’aspetto spirituale dell’individuo e sminuiva il ruolo delle devozioni e dei rituali e della chiesa.

Capisci bene che negare il ruolo della chiesa esponeva chi aderiva a queste idee al sospetto del tribunale dell’Inquisizione.

Questo accade anche nel caso di Pietro Carnesecchi. I sospetti diventano certezza quando dopo la morte di Giulia Gonzaga il tribunale scopre carteggio di lettere tra i due. Nelle lettere si faceva aperto riferimento alle idee valdesiane

Malgrado Pietro Carnesecchi sia vicinissmo e protetto dal granduca Cosimo I, questi è messo alle strette ed è costretto a consegnarlo al tribunale dell’Inquisizione.

Il Carnesecchi viene torturato ma non rivela i nomi degli altri seguaci. E’ condannato alla decapitazione e poi la rogo. La sentenza viene eseguita nella piazzetta davanti a Castel Sant’Angelo a Roma, il 1 ottobre del 1567.

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