10 Gen Mauro Bolognini, un grande regista del cinema italiano a Pistoia
Circa un mese sono fa stata a Pistoia, città gradevolissima della Toscana, dove passeggiare per il centro storico è molto stimolante . Pistoia ha un fascino discreto e attraverso vicoli e stradine, si possono scoprire tante cose interessanti.
Non lontano da Piazza del Duomo, camminando lungo via del Duca, (così chiamata perché quivi aveva il suo palazzo Giovanni Battista Rospigliosi primo Duca di Zagarolo), e proseguendo in via de’ Rossi, mi sono imbattuta in Palazzo Buontalenti.
Si tratta di un Palazzo di fine Cinquecento, dalle forme austere, così chiamato perché si pensa che il celebre architetto fiorentino Bernardo Buontalenti sia stato coinvolto nella fase di progettazione dello stesso.
Oggi Palazzo Buontalenti ospita la sede di Pistoiamusei e al piano nobile la ricca collezione di dipinti del pittore pistoiese Giacinto Gimignani.
Il Palazzo ha recentemente prestato i suoi ambienti a celebrare uno dei più noti registi italiani: Mauro Bolognini. In occasione dei 100 anni dalla sua nascita, la città che gli diede i natali, ha deciso di dedicagli una retrospettiva.
Ecco quindi, che addentrandosi per le sale del piano terra di Palazzo Buontalenti, lo spettatore viene guidato alla scoperta di questa personalità eclettica, che con i suoi film ha scritto una pagina interessantissima del Cinema italiano. L’esposizione dedicata al regista, si intitola Mauro Bolognini / Un nouveau régard. Il cinema, il teatro e le arti, a cura di Andrea Baldinotti, Vincenzo Farinella, Monica Preti e Luca Scarlini. La mostra si articola in due sedi, la parte iniziale è ospitata in Palazzo Buontalenti, la secondo parte invece negli ambienti suggestivi dell’Antico Palazzo dei Vescovi in piazza Duomo.
Ma andiamo per gradi, chi era Mauro Bolognini?
Mauro Bolognini nasce in famiglia benestante di Pistoia, il padre è commerciante di bestiame, la madre invece si occupa saggiamente della famiglia, composta oltre che dal marito, da tre figli inclusi Mauro che è il secondogenito. Abita con la famiglia in un villino in via Dalmazia.
Mauro riceve una discreta istruzione e frequenta il liceo Forteguerri, dove in prima liceo sarà bocciato per i debiti in latino e greco non recuperati durante gli esami di riparazione.
Gli anni Quaranta sono il periodo in cui Mauro Bolognini inizia a frequentare insieme a Franco Zeffirelli e Piero Tosi, lezioni di Architettura presso l’Università di Firenze.
Ben presto però l’aria di Pistoia e anche quella di Firenze si rivelano troppe limitative per il giovane, che decide di partire alla volta di Roma dove nel 1948 inizierà a frequentare come uditore le lezioni al Centro Sperimentale di Cinematografia.
La mostra ripercorre la carriera e la produzione del regista attraverso manifesti, bozzetti, costumi, fotografie, oggetti di scena. Per quaranta anni ha svolto la sua attività di regista esordendo con il film Ci troviamo in galleria per il quale sceglie una giovane Sofia Loren e Alberto Sordi, terminando con la miniserie televisiva del 1995 La famiglia Ricordi, dedicata ai cento anni di attività della nota famiglia di editori musicali. Bolognini ha spaziato in vari ambiti: il cinema, la televisione, l’opera lirica e il teatro.
Bolognini collabora con gli intellettuali del rango di Pier Paolo Pasolini, con musicisti del calibro di Ennio Morricone, con grandi attori, per menzionarne alcuni: Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Jean Paul Belmondo, Giancarlo Giannini, Catherine Deneuve, Isabelle Huppert,
Entrando nella prima sala espositiva di Palazzo Buontalenti, incontriamo gli oggetti che arredavano le case di Mauro Bolognini a Roma. Tutte arredate con estremo dettaglio dei particolari.
Sono poi i manifesti originali dei film, a proiettare lo spettatore nell’atmosfera di quegli anni, in cui non esisteva la comunicazione digitale, ma tutto era affidato al cartaceo che con i suoi colori e con le sue immagini evocative faceva sognare il pubblico.
I film di Bolognini sono stati molti, come ti ho già detto, la sua produzione si estende per svariati decenni, pertanto in questo articolo, ti propongo uno dei percorsi possibili all’interno della mostra, luogo da cui attingere a piene mani per conoscere la vicenda artistica di questo regista.
Il film Marisa la civetta del 1957 con Marisa Allasio, il cui soggetto e sceneggiatura saranno curati da Tatiana Demby e Pier Paolo Pasolini, si inscrive nel filone del neorealismo “rosa”, ambientato nella provincia romana e avente come personaggi principali persone comuni della vita quotidiana, fa da sfondo una storia sentimentale. Una commedia anno 50′ velata di umorismo e ironia, senza una critica aperta del sistema. La giovane protagonista, Giovanna, interpretata dalla giovane e avvenente Marisa Allasio, vende bibite alla stazione di Civitavecchia e fa invaghire di sé tutti i giovani che le stanno intorno.
Il film del 1961 la Viaccia con Claudia Cardinale e Jean Paul Belmondo, diventerà per Bolognini terreno fertile per uno scambio. La Viaccia si ispira liberamente al romanzo L’eredità di Mario Pratesi ed è ambientato nella campagna fiorentina di fine Ottocento. Forse il più autobiografico dei film del maestro che egli stesso si rifiuterà di girare a Pistoia. Bolognini accetta di dirigere la regia di questo film in cambio dell’esordio alla regia dell’amico Pier Paolo Pasolini.
Nel 1970 Bolognini propone il film Metello con sceneggiatura di Piero Tosi e colonna sonora di Ennio Morricone, tratto da romanzo di Vasco Pratolini. Sullo sfondo di questa pellicola è dipinta Firenze, grazia alla fotografia di Ennio Guarnieri che racconta Firenze con spessore e accuratezza, affidandosi anche alle opere di Ottone Rosai, con cui Bolognini aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti a Roma. Nella rappresentazione di Firenze sembra quasi di intravvedere l’arte figurativa dei Macchiaioli e dei maestri toscani.
Nel ruolo di Metello esordisce come attore il giovane Massimo Ranieri che ha 18 anni, al suo fianco Ottavia Piccolo nel ruolo di Ersilia, la quale per tale interpretazione ottenne il premio per la migliore interpretazione femminile al festival di Cannes.
E infine la collaborazione con il teatro e l’opera lirica. Questa seconda parte di costumi di scena, si trova nel Palazzo dei Vescovi.
Grandi nomi di costumisti, scenografi, disegnatori come Anna Anni, la quale crea costumi per i più grandi interpreti del balletto classico come Carla Fracci e Rudolf Nureyev della lirica come Pavarotti, Placido Domingo e Monserrat Caballé. In mostra sono esposti il costume da pirata per il pirata del 1967 e costume per Mosé del 1973, Pisa costumi della Fondazione Cerratelli.
Altra grande costumista è Gabriella Pescucci, di cui in mostra è ospitato il costume realizzato per Monserrat Caballé ne la Norma del 1972.
Spero di averti incuriosito con questo breve racconto e di invogliarti a visitare questa interessantissima esposizione. Ti è piaciuto questo articolo?
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