01 Ott quel 1 ottobre da ricordare
Per par condicio mi piace raccontare la storia non solo di donne ma anche di uomini che scandiscono tappe importanti nella storia toscana.
Oggi voglio raccontarti di Pietro Carnesecchi, appartenuto a un’antica e nobile famiglia fiorentina.
Fin dall’età di circa dieci anni è accolto alla corte romana del Cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena. Qui studia approfonditamente la cultura umanistica. Grazie a queste conoscenze, il giovane Pietro ha probabilità di fare una brillante carriera all’interno della curia romana. Diventa infatti un politico di spessore e alto prelato del Vaticano.
A questa prima fase educativa segue l’elezione a pontefice di Giulio de’ Medici con il nome di Clemente VII nel 1523. Pietro diventa un fedelissimo del pontefice Medici che non esita ad affidargli incarichi sempre più prestigiosi fino a diventare suo segretario.
A Roma Pietro frequenta alcuni circoli letterari e intellettuali e nel 1534 entra in contatto con Juan de Valdès. Inizia a seguire le predicazioni di fra’Bernardino Ochino. Tra le altre cose Juan de Valdès era stato segretario segreto di Clemente VII e segretario di Carlo V d’Asburgo.
Qualche anno più tardi Pietro Carnesecchi entra in contatto con i seguaci di Valdès tra cui Giulia Gonzaga conosciuta qualche anno prima a Fondi, Ochino, Caterina Cybo.
I suoi insegnamenti furono molto vicini alle idee di Martin Lutero. La dottrina di Valdesio affermava la giustificazione dell’uomo per fede, senza bisogno di opere. Inoltre privilegiava l’aspetto spirituale dell’individuo e sminuiva il ruolo delle devozioni e dei rituali e della chiesa.
Capisci bene che negare il ruolo della chiesa esponeva chi aderiva a queste idee al sospetto del tribunale dell’Inquisizione.
Questo accade anche nel caso di Pietro Carnesecchi. I sospetti diventano certezza quando dopo la morte di Giulia Gonzaga il tribunale scopre carteggio di lettere tra i due. Nelle lettere si faceva aperto riferimento alle idee valdesiane.
Malgrado Pietro Carnesecchi sia vicinissmo e protetto dal granduca Cosimo I, questi è messo alle strette ed è costretto a consegnarlo al tribunale dell’Inquisizione.
Il Carnesecchi viene torturato ma non rivela i nomi degli altri seguaci. E’ condannato alla decapitazione e poi la rogo. La sentenza viene eseguita nella piazzetta davanti a Castel Sant’Angelo a Roma, il 1 ottobre del 1567.
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