La villa di Bagnolo e il Pinot nero, quando l’errore diventa opportunità

La villa di Bagnolo e il Pinot nero, quando l’errore diventa opportunità

 

La Toscana non finisce mai di stupirmi e neanche i dintorni di casa mia.
In questo anno ho imparato ad apprezzare le bellezze naturali del territorio ed anche alcune gemme incastonate al suo interno.
E’ una fredda mattina di gennaio, ma a me piace il freddo ed anzi ritengo che durante le giornate fredde la campagna sia ancora più suggestiva, e decido di visitare un’altra emergenza architettonica di Montemurlo: la Tenuta Pancrazi di Bagnolo, ai piedi del Monteferrato, in località Bagnolo, in provincia di Prato.
Oggi arrivando da via Montalese in direzione di Montemurlo, si scorge una villa contornata da un muro di cinta che ne segna i confini. Lo sguardo è immediatamente attirato dalle forme nitide e pulite della villa, che in linea con lo stile toscano del XVI secolo, non prevede molti fronzoli, ma una geometria essenziale, una superficie ad intonaco chiaro con modanature architettoniche in pietra serena.

Il marchese Giuseppe Pancrazi è mi attende davanti alla villa per raccontarmi la storia della sua famiglia e della villa di Bagnolo.
Dopo essermi presentata e avere spiegato la mia passione per l’arte, la storia, le eccellenze del territorio, mi è sorta spontanea una domanda: come le è giunta in eredità la Villa?
Una zia del marchese, Cristina Morrocchi moglie del marchese Vittorio Pancrazi, l’aveva ricevuta in eredità nel 1965 da sua zia Alberta sposata con il principe Roberto Strozzi.  Dopo la scomparsa del marchese Vittorio Strozzi, zio dell’attuale proprietario, la villa è arrivata a lui.
Per intenderci stiamo parlando del casato degli Strozzi, una delle più illustri famiglie fiorentine, da sempre in competizione con la famiglia Medici. La famiglia di banchieri e commercianti da sempre in competizione con la famiglia Medici, la famiglia di Flippo Strozzi che capeggiò il partito antimediceo e che prese parte alla battaglia di Montemurlo. I principi Strozzi erano i proprietari dell’omonimo palazzo nel centro storico di Firenze.

Fino agli anni ’50-’60 i confini della villa erano molto più estesi, la proprietà si estendeva fino alla pianura per un totale di circa 450 ettari e la gestione della parte agricola era ancora affidata ai mezzadri che qui lavoravano. All’epoca in cui esisteva ancora il contratto di mezzadria tra la proprietà e i braccianti, oltre alla produzione di vino e olio, esisteva un fiorente allevamento di tori, che era valso diversi riconoscimenti di merito.

Dagli anni ’70 in poi il boom edilizio ha modificato profondamente la pianura, tanto che l’abitato lambisce i confini della tenuta.
Nel periodo in cui la proprietà passò ai marchesi Pancrazi, zii dell’attuale marchese, questi decisero di dedicarsi esclusivamente alla coltura di viti ed olivi, tralasciando l’allevamento di bestiame.

La famiglia Pancrazi risale al 1492 ed è originaria di Cortona, in provincia di Arezzo, dove ancora risiedono alcuni membri della famiglia. Tutte queste informazioni sono visibili nell’albero genealogico con le armi della famiglia, che fa bella mostra di sé nella stanza del fattore.
La tenuta dei marchesi Pancrazi mostra ancora lo stemma araldico della famiglia Strozzi, primi proprietari della villa, costituto dalle tre mezzelune.

Per quale motivo visitare questa villa, ti chiederai.
Oltre che per godere delle bellezza del luogo e della natura, sicuramente una buona motivazione può essere degustare un vino che è un unicum e che difficilmente troverai in altre zone della Toscana. Probabilmente non sai che proprio in questa villa è stato compiuto un errore circa le viti da impiantare nella vigna, un errore clamoroso che ha cambiato le sorti di questi luogo.
Come mi racconta il marchese Giuseppe Pancrazi, l’agronomo che negli anni ’70 collaborava con la tenuta, portò per errore delle viti di Pinot nero al posto del consueto Sangiovese che è diffuso in Toscana.
Alla fine degli anni ’80, dopo circa 15 anni dall’impianto della vigna a Pinot nero, l’enologo Dottor D’Afflitto che seguì la vinificazione si accorse che l’errore era invece un grande successo. Non tutto il male viene per nuocere!
Il territorio di Bagnolo, ai piedi del Motenferrato, con le sue correnti fresche anche d’estate, la sua umidità (anche il toponimo Bagnolo indica sicuramente un terreno umido) e il terreno ricco di ferro, grazie ai minerali di serpentinite che vi affiorano, presenta le condizioni ottimali per la coltivazione del Pinot nero, di solito destinato a regioni o paesi più settentrionali come il Veneto e la Francia.

Cantina tenuta Pancrazi

Il marchese mi ha mostrato le cantine in cui insieme alle antiche botti in legno sono comparse le più moderne e sofisticate tecnologie, oggi necessarie per la vinificazione.
E’ possibile degustare il Pinot nero della tenuta Pancrazi nella splendida cucina in stile toscano, dove è ancora ben conservato il grande camino in pietra serena con le armi della famiglia Strozzi. 

Ti ho incuriosito? Bene, adesso conosci la storia di questo luogo ricco di storia e tradizioni. Quando passerai da via Montalese, potrai ammirare questa villa che è passata dai principi Strozzi ai marchesi Pancrazi senza essere mai venduta ad altri proprietari. Una cornice perfetta per un aperitivo in villa coniugando la degustazione del vino alla storia del luogo.

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